I racconti e le storie sono un elemento molto comune dell’infanzia di molti bambini. Dalle favole ai personaggi trionfanti, dai supereroi ai supercattivi, le storie sono strumenti educativi potenti non solo dal punto di vista cognitivo, ma anche emotivo, psicologico e pedagogico. Ma come mai le storie riescono a svolgere un ruolo così importante durante l’infanzia?
Un’indagine condotta da Kristin J. Alexander, Sapient, Inc. e Peggy J. Millerwe nel 2001 si riferisce a “attaccamento alla storia” come ad un coinvolgimento emotivo forte e prolungato con una particolare storia. Le storie rappresentano una strategia che i bambini adottano per affrontare le normali esperienze stressanti dell’infanzia (ad esempio, la nascita di un fratello, la prima volta a scuola, il trasferimento in un nuovo quartiere).
I bambini si appassionano anche alle favole che rappresentano le loro attuali preoccupazioni emotive e usano le favole per trovare soluzioni ai loro conflitti (Alexander, K. J., Miller, P. J., & Hengst, J. A., 2001). Ecco perché raccontare storie ai bambini sembra essere ricco di significati rilevanti per sé a diversi livelli.
Infatti, le immagini comunicate da chi racconta la storia forniscono modelli per l’interpretazione e la costruzione delle esperienze personali dei bambini. Queste immagini, che rappresentano diverse situazioni e/o diversi personaggi, aiutano i bambini a identificarsi con la storia.
Prendere spunto da una storia significa che un bambino può identificarsi in ruoli diversi, sentendosi un giorno un supereroe molto forte, un altro un folletto pasticcione, un altro ancora una strega con poteri magici, e così via. Di conseguenza, la letteratura per bambini aiuta ad adattarsi alla società e facilita lo sviluppo di competenze socio-emotive appropriate.
Storicamente, la letteratura per bambini è stata criticata per le imprecisioni nella rappresentazione delle persone con disabilità. I ricercatori hanno scoperto che gli autori spesso ritraevano i personaggi dei bambini con disabilità come limitati nella personalità e privi di profondità, oppure non erano i protagonisti della storia.
Nei libri pubblicati alla fine degli anni ’90 e all’inizio degli anni 2000, questi personaggi tendono ad essere ritratti in una luce più positiva. Si impegnano in attività quotidiane tipiche, hanno interazioni positive e significative con i coetanei, la loro disabilità non è al centro della storia e spesso hanno un ruolo di aiuto (Price, C. L., Ostrosky, M. M., & Mouzourou, C., 2016).
Leicester (2007) e altri autori hanno commentato che l’assenza di letteratura in cui alcuni personaggi sono disabili trasmette il messaggio che le persone disabili sono meno interessanti e meno apprezzate nella società. Per questo motivo, fornire ai bambini con disabilità materiale di lettura inclusivo è importante per aumentare la diversità sociale nelle loro classi, promuovere atteggiamenti positivi verso i coetanei e sostenere lo sviluppo di un’immagine positiva di sé.
Esporre i bambini a modelli di ruolo positivi può influenzare la loro autostima e identità sociale, e può anche migliorare le loro interazioni sociali con gli altri, aumentando il loro legame emotivo con il libro. I bambini conoscono i mondi di diversi personaggi attraverso le storie e, ispirandosi a questi, possono creare le proprie emozioni e i propri pensieri.
Il nostro progetto Role Models mira a creare e collezionare storie di successo che descivono in modo accurato dei modelli con disabilità da seguire. Intendiamo promuovere la fiducia, l’inclusione e la diversità in classe, fornendo ai bambini e agli insegnanti materiali didattici inclusivi sia nel contenuto che nel formato. Attraverso la costruzione di storie che rappresentano in modo equo il mondo della disabilità, così come modelli di successo e di crescita personale, il nostro progetto mira a promuovere l’inclusione e l’abbattimento delle barriere, promuovendo al contempo l’alfabetizzazione e la competenza digitale.
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Bibliografia
- Alexander, K. J., Miller, P. J., & Hengst, J. A. (2001). Young children’s emotional attachments to stories. Social Development, 10(3), 374-398. https://doi.org/10.1111/1467-9507.00171
- Miller, P.J., Potts, R., Fung, H., Hoogstra, L., & Mintz, J. (1990). Narrative practices and the social construction of self in childhood., 17(2), 292–311. https://doi.org/10.1525/ae.1990.17.2.02a00060
- Price, C. L., Ostrosky, M. M., & Mouzourou, C. (2016). Exploring representations of characters with disabilities in library books. Early Childhood Education Journal, 44, 563-572. https://doi.org/10.1007/s10643-015-0740-3
- Golos, D. B., Moses, A. M., & Wolbers, K. A. (2012). Culture or disability? Examining deaf characters in children’s book illustrations. Early Childhood Education Journal, 40, 239-249. https://doi.org/10.1007/s10643-012-0506-0
- Turan, F., & Ulutas, I. (2016). Using Storybooks as a Character Education Tools. Journal of education and practice, 7(15), 169-176. https://files.eric.ed.gov/fulltext/EJ1103139.pdf
- Beckett, A., Ellison, N., Barrett, S., & Shah, S. (2010). ‘Away with the fairies?’Disability within primary‐age children’s literature. Disability & Society, 25(3), 373-386. https://doi.org/10.1080/09687591003701355